Nelle forme lievi è possibile utilizzare la terapia posturale che risulta sufficiente in quasi il 50% dei casi. Questa consiste nel mantenere il bambino in posizione prona o laterale, sfruttando la forza di gravità che permette un minimo avanzamento della lingua e della mandibola tale da ridurre l‘ostruzione delle vie aeree e favorire il passaggio dell’aria. È necessario, in ogni caso, mantenere sotto stretto monitoraggio i valori di CO2 e di HCO3, sia perché l’ostruzione delle vie aere può peggiorare durante l’alimentazione e durante il sonno, sia per monitorare l’eventuale insorgenza, intorno al secondo mese di vita, di forme più gravi. Nelle forme moderate, ci si può avvalere del posizionamento di un tubo naso-faringeo con o senza ventilazione non invasiva per by-passare l’ostruzione delle vie aeree.
Alimentazione in posizione seduta con biberon per palatoschisi. Nelle forme gravi è necessaria l’intubazione e la ventilazione meccanica.
Un approccio chirurgico prevede, sulla base di criteri clinici, quali distress respiratorio e le difficoltà alimentari persistenti, l’osteodistrazione mandibolare e in caso di fallimento la tracheostomia.
La glossopessi viene effettuata nel caso l’osteodistrazione mandibolare non fosse realizzabile. Osteodistrazione mandibolare: inizialmente applicata in campo ortopedico per il trattamento delle dismetrie degli arti inferiori, questa tecnica permette di aumentare lo spazio retrofaringeo tramite il graduale allungamento della mandibola che si ottiene mediante un’osteotomia del ramo inferiore o superiore della mandibola e l’allontanamento progressivo dei segmenti ossei che consente la formazione di nuovo osso.
L’intervento, effettuato in anestesia generale, prevede:
Le principali complicanze dell’osteodistrazione mandibolare sono:
(fonte : PROCOLLO TERAPEUTICO - Centro per la diagnosi e il trattamento della Sequenza di Pierre Robin del Policlinico Umberto I)